Ciuccio si, ciuccio no!

La maggior parte delle neomamme, quando facciamo il primo incontro di conoscenza  per stabilire se posso affiancarle al rientro a casa dopo il parto, mi fanno tante domande:

–          Cosa ne pensa del ciuccio?

–          Il bambino vorrei che fosse fin da subito nella sua stanza è giusto?

–          Faccio bene a credere che se non lo prendo in braccio lui si abitua a stare da solo?

–          Come posso fare per far si che si addormenti senza il mio contatto?

–          Cosa pensa dell’allattamento a richiesta, ad orario?

Queste sono domande che più frequentemente mi rivolgono le mamme.

La mia risposta è che quando avrà concretamente il bimbo tra le braccia, e solo allora, potrà orientarsi in una direzione o in un’altra. Non c’è risposta che va bene per tutti poiché ogni bimbo ha le sue esigenze, il suo essere neonato, e solo conoscendolo si potrà fare o non fare una cosa.

Nello specifico del ciuccio, personalmente posso dire che non sono schierata ne per il no, ma neppure per il si.

Vorrei fare un esempio pratico, un neonato che viene allattato al seno può  ciucciare anche per dieci, dodici volte al giorno per un cinquanta minuti, questo significa che il suo bisogno, poiché di questo si tratta, viene soddisfatto più volte nell’arco della giornata.

Un piccolo, che prende per svariati motivi latte artificiale, farà mediamente otto poppate per una durata media di quindici/venti minuti, ma in quanto  neonato la sua gratificazione orale può non essere del tutto soddisfatta ed allora il ciuccio può essere un  supporto che in alcuni momenti aiuterà il neonato a rilassarsi.

In tutto questo a maggior ragione quando siamo in presenza di due gemelli, dove la mamma ha bisogno di dividere la sua presenza con loro per ovvie ragioni.

Quello che invece non mi sento di condividere è l’uso che se ne fa, in quanto quando c’è un succhiotto appeso ad una catenella lo si mette in bocca al bambino a prescindere dalla sua richiesta, necessità o bisogno.

Molte volte con bimbi di otto/dieci mesi, o anche con bimbi di un anno e mezzo se piangono per esprimere una difficoltà o una esigenza, anziché comprendere di cosa si tratta, l’adulto mette il ciuccio in bocca al piccolo ed il bimbo si quieta e si consola succhiando, ma non si è data una risposta alla sua richiesta interiore.

Secondo la mia esperienza, quando un bimbo viene ascoltato, rispettato ed amato, non ha come sostegno e rifugio  un succhiotto, ma la sua mamma ed il suo papà.

Vorrei aggiungere solo una cosa, il ciuccio può interferire nell’allattamento al seno nei primi giorni, ma io ho visto neonati prendere seno, biberon e succhiotto senza alcuna difficoltà, certamente ogni bimbo ha delle sue caratteristiche che vanno rispettate, per cui ribadisco che non mi sento di bocciarlo definitivamente o promuoverlo in modo incondizionato.

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